“Fiat vax”, storie della maggioranza silenziosa pro-vaccino
Articolo sul libro “Fiat vax”, edito da Editoriale Romani, apparso su Avvenire del 21 novembre 2021.
Articolo sul libro “Fiat vax”, edito da Editoriale Romani, apparso su Avvenire del 21 novembre 2021.
ROMA. Diverse firme del giornalismo cattolico, esperti dell’informazione televisiva e fotografica, della carta stampata e del web, condensano in 220 pagine lezioni inedite del cosiddetto “vaticanismo” o della comunicazione della Chiesa, della sua evoluzione e delle numerose sfaccettature emerse con le nuove tecnologie. “Evoluzione dell’informazione cattolica” è il titolo del volume curato dal giovane Matteo Cantori, edito dalla Nuova Editoriale Romani.
«Una “scuola di giornalismo cattolico” in formato tascabile realizzata per il grande pubblico», la definisce nella sua prefazione l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente emerito del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali. Ma, spiega il prefetto del Dicastero della Comunicazione, Paolo Ruffini, non si tratta solo «di un lavoro per i soli giornalisti ed operatori dell’informazione cattolica», bensì per chiunque voglia approcciarsi alle teorie e tecniche della comunicazione.
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Matteo Cantori, avvocato marchigiano, docente di Storia dei Rapporti tra Stato e Chiesa presso l’Università Niccolò Cusano di Roma, è un collaboratore del nostro giornale. Tra le varie pubblicazioni che ha dato alle stampe si distingue, ultimamente, Evoluzione dell’informazione cattolica (Editoriale Romani 2021) in cui, come recita il sottotitolo, fa riferimento alle lezioni inedite di giornalismo da parte di figure che operano nell’ambito della Chiesa e delle varie diocesi italiane. Nella postfazione Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, afferma esplicitamente: “Questo testo, con tutti i suoi contributi, vuole farci riflettere su come l’annuncio cambia e opera nella storia e nella società, seguendo nuovi linguaggi e nuove tecnologie”.
“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”: riportate dall’evangelista Luca, queste parole di Gesù non possono non provocare un forte turbamento. Certo, gli esegeti suggeriscono di non interpretarle in senso negativo e pessimistico, bensì come una esortazione rivolta ai credenti a rimanere saldi nella fede anche quando le difficoltà e le delusioni tendono a smorzare ogni entusiasmo. […]
Matteo Cantori, curatore del volume Evoluzione dell’informazione cattolica, pubblicato da Editoriale Romani nel marzo 2021, presenta il libro alla radio Vatican News.
«Quando nasciamo, salpiamo da un porto sicuro e ci avventuriamo in un mare tormentato di gioie e dolori a bordo di una piccola barca con poca esperienza. A ogni approdo aumentiamo le nostre esperienze e dopo un periodo in un porto tranquillo riprendiamo il mare, pronti ad affrontare nuove gioie e nuovi dolori, perché ogni porto lasciato ci ha sicuramente reso più uomini, ma anche più… vulnerabili. Quindi, se è vero che la morte è un’isola in questo mare tormentato, un fatto è certo: tutti dovrebbero avere l’occasione di fare quest’ultimo viaggio a bordo di un vascello sicuro. Mio padre ha avuto questa occasione e ha trovato un vascello sicuro dal nome hospice e un equipaggio preparato e dolce; ha raggiunto in un soffio l’ultimo approdo sicuro, senza ansie né timori». La figlia di un malato inguaribile accolto dall’hospice Mons. Aurelio Marena di Bitonto, in provincia di Bari, testimonia quanto il tempo sia breve a causa di una malattia inguaribile e come le cure palliative abbiano rappresentato quell’amore per la vita sopra ogni cosa. Sopra la velleità di essere immortali, la presunzione di chi non vuole ammettere il limite della medicina davanti alla morte, sopra il dolore inutile che il male porta e che esige una risposta di sollievo, sopra tutte le domande di senso che ogni essere umano si pone di fronte ad una sofferenza che molte volte viene percepita come una forma di castigo per qualche colpa commessa. Il giorno 11 novembre di ogni anno, in Italia si celebra la Giornata per le cure palliative e gli hospice, nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di san Martino di Tours che ha indicato come il protettore degli ammalati inguaribili. Un santo, un militare che cum-divide il suo pallium quando passa accanto ad un uomo povero; un indumento simile a un mantello che in tutta la sua forza simbolica avvolge, abbraccia e si prende cura della persona in tutte le sue dimensioni vitali.
Le cure palliative, come le definisce l’Organizzazione mondiale della sanità, corrispondono a una condotta e un trattamento volti al miglioramento della qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, in presenza di una malattia incurabile. Esse leniscono dolori e altri disturbi opprimenti, sostengono il malato nel restare attivo il più a lungo possibile, affermano la vita senza accelerare né ritardare la morte e sono il frutto di una rete di assistenza presente negli hospice, costituita da medici, infermieri, psicologi, assistenti spirituali, operatori sociosanitari, fisioterapisti che curano la vita come prima responsabilità nell’incontro con la persona avvicinando il malato e la sua famiglia al più umano valore della morte. In proposito è stata significativa l’attività svolta dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana che ha istituito il tavolo degli hospice cattolici e di ispirazione cristiana e, a settembre 2020, dopo un biennio di lavori, ha presentato il testo Una presenza per una speranza affidabile. Il documento, a valle dell’esperienza operativa degli hospice di tutta Italia, illustra le peculiarità di tali strutture come luoghi aperti ed attivi per fornire risposte alle esigenze cliniche che la persona malata presenta e al suo accompagnamento verso la fine della vita terrena. L’hospice è il luogo in cui il malato si apre alla speranza di prefigurarsi il fine vita come l’ultimo capolavoro della propria esistenza e come ricorda Papa Francesco alla Congregazione per la dottrina della fede all’udienza del 26 gennaio 2018, «il dolore, la sofferenza, il senso della vita e della morte sono realtà che la mentalità contemporanea fatica ad affrontare con uno sguardo pieno di speranza. Eppure, senza una speranza affidabile che lo aiuti ad affrontare anche il dolore e la morte, l’uomo non riesce a vivere bene e a conservare una prospettiva fiduciosa davanti al suo futuro. È questo uno dei servizi che la Chiesa è chiamata a rendere all’uomo contemporaneo».
E non solo la Chiesa, ma tutta la comunità civile è chiamata a tutelare la dignità del malato, la qualità della vita fino al suo termine e l’adeguatezza del sostegno sanitario e socio-assistenziale offerto; principi che la legge 38/2010 traduce con il riconoscimento del «diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore». Per quanto non abbia ottenuto una totale applicazione dopo dieci anni dalla sua entrata in vigore, la normativa assume una valenza innovativa anche nel panorama europeo per aver riconosciuto il valore di diritto al rifiuto della sofferenza inutile, superato i pregiudizi più comuni e informato i cittadini sulle modalità di accesso ai servizi alle tre reti di assistenza dedicate alle cure palliative, alla terapia del dolore e all’accompagnamento del paziente pediatrico. Occorrerebbe, quindi, prima ancora di promulgare nuove leggi che potrebbero confondere i cittadini, attuare in toto quelle già in vigore, come auspicato dal professor Italo Penco, presidente della Società italiana di cure palliative, al fine di proiettarsi nel futuro e pensare ad uno scenario di cure palliative 4.0, tese cioè verso l’innovazione, verso la progettazione, la nuova formazione e nuove relazioni umane. Questa è la scommessa alla quale siamo chiamati per non soccombere alla richiesta di eutanasia e di suicidio assistito, definita dal Santo Padre, all’udienza del 5 giugno 2019, «una sconfitta per tutti che si accompagna al non abbandonare mai chi soffre, al non arrendersi, ma al prendersi cura e amare per ridare la speranza». Appunto, l’amore per la vita sopra ogni cosa anche nell’epilogo della sua ultima melodia.
di Rossana Ruggiero
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